martedì 3 novembre 2009
Insetticidi e insetti umani.
Oggi, è ovunque, è in ogni luogo. Lui è li sempre pronto. Ne case, ne cancelli, porte blindate e inferiate possono nulla contro di lui.
E' li nelle nebbie, aspetta solo il momento giusto per ritornare, aspetta una nostra alzata di spalle."
Un autobus sta girando per il mondo.
Chiede dignità.
Migliaia di persone hanno visto
la loro casa trasformarsi in una camera a gas. Nel giro di pochi giorni ci furono tra le 7000 e le 10.000 vittime e altre 15.000 persone morirono nei 20 anni successivi. Il più grande disastro chimico della storia. I colpevoli sono tuttora impuniti.
Molte persone hanno marciato per 800 chilometri verso Delhi, sono stati necessari giorni di sciopero della fame per ottene udienza.
Il governo indiano non vuole neanche bonificare le falde acquifere, e altre persone muoiono. Alle TV si continua a parlare di trans, veline e puttane, e ancora altre persone muoiono.
sabato 6 dicembre 2008
Prospettive.
Un passo dopo l'altro seguo la mia traiettoria automatica.
Vado di fretta verso l'obbiettivo, il mio autobus.
Tutto bloccato, un presidio colorato sta bloccando il centro.
Alcune persone si lamentano, qualcuno chiama la polizia: vedo arrivare qualche pattuglia.
Lentamente un po' di poliziotti si allineano nel freddo invernale.
Si viene a formare uno spazio vuoto tra i due schieramenti ben allineati, mi immagino Napoleone in sella al suo cavallo che corre da una parte all'altra distribuendo ordini.
Da una parte cori e slogan, speranza e delusione, ripetutamente si mescolano trasformandosi in rabbia. Rabbia genuina, unica risposta possibile ad uno stato che, come un bambino viziato, si tappa le orecchie per non sentire e tira dritto.
La mia memoria segue i miei pensieri: mi decomprime al volo un mp3 incazzato dei Rage Against The Machine e me lo spara direttamente nei timpani.
“A n ge r is a g i f t... A n ge r is a g i f t... A n ge r is a g i f t...”.
Dall'altra parte divise antisommossa fumano passeggiando nelle retrovie, il vociferare metallico delle radio si fonde con qualche sorriso scambiato qui e li, gli scudi sono bassi, non si respira nessuna tensione ma un bel po' di stanchezza: probabilmente preferirebbero essere a casa, o ad arrestare criminali, quelli veri: di certo non hanno fatto i concorsi immaginandosi schierati nella repressione di proteste pacifiche e fondate da parte di giovani che potrebbero essere benissimo loro figli.
Aggiungiamo al tutto che anche loro “sono stati tagliati”, anche loro sono stati additati come “fannulloni”, gli è stato detto attraverso le azioni che loro, i tutori dell'ordine pubblico, non sono in grado di mantenerlo: l'utilizzo dei militari contemporaneo alla proposta di tagliare i fondi alla polizia, non parlano da soli ?
“Quando liberate la via?” - sento.
Un signore sulla sessantina, probabilmente appena uscito dal lavoro, rivolto ad un poliziotto che si sta avvicinando richiede: “Quando liberate la via?”
Alcune persone nella strade non capiscono la situazione. Magari, stanchi e stressati, non hanno neanche l'energia necessaria per ascoltare. Per loro quel corteo è come un albero caduto in mezzo alla strada, un ora di ritardo sulla cena.
“Non lo sappiamo, aspettiamo ordini”
Nella risposta secca c'è un po' di risentimento: lui sa cosa comporta dover “liberare la via”.
Fuma e aspetta gli ordini, sperando che non arrivino, con il volto dipinto di blu dalle sirene dei reparti mobili in manovra.
Si ritrova a pensarsi mentre canta “noi la crisi non la paghiamo”. A forza spegne l'immaginazione, l'emozione e il pensiero. In questi frangenti sono pericolosi. Anni di disciplina gliel'hanno insegnato. Un fruscio metallico dalle radio lo fa sussultare.
Falso allarme, si continua a girare in circolo.
domenica 30 novembre 2008
Infrangere il monopolio mediatico nell’era di internet.
Come creare un nuovo immaginario attraverso una rete totalmente libera.
Da tempo si sprecano gli allarmi sul sistema dell’informazione italiano: basta ricordare la ricerca “Freedom House” che, in una analisi del 2005, l’aveva etichettato come «parzialmente libero» e collocato al settantottesimo posto, superato di fatto da molte decine di paesi dell’ex blocco sovietico.
Interessante notare che tra le proposte ce n’è stata una che avrebbe potuto funzionare: il boicottaggio. Tuttavia questa idea aveva un problema: una volta spente le TV, buona parte delle persone non riescono a reperire altri contenuti. Quindi il fruitore non può far altro che affondare nella poltrona e continuare il suo spasmodico zapping.
Cosa si può fare?
Unirci tutti per concepire, progettare e costruire un nuovo sistema mediatico, che possa essere la piattaforma di lancio per i nostri contenuti: contenuti nuovi, energici e vitali: se funzionerà, e noi crediamo che possa funzionare, libereremmo sempre più spazio dall’assurdo sistema mediatico che si può ritrovare solo nel “bel paese”.
Come creare il nuovo?
Andare a parlare con gli informatici delle nostre facoltà e domandargli se sono in grado di costruire una piattaforma per ospitare servizi quali web-radio, web-tv, podcast, forum, blog e molto altro. Questi sistemi permettono una comunicazione bidirezionale, sottraendo di fatto il fruitore dalla passività a cui era stato relegato dai media tradizionali.
Quanto può costare?
La piattaforma potrebbe riciclare computer obsoleti, magari configurati in cluster - insiemi di computer interconnessi - che garantirebbero anche una facile possibilità di espansione futura. Inoltre usufruendo delle centinaia di programmi liberi e gratuiti, open source, i costi risulterebbero quasi nulli. Le varie realtà nate a livello cittadino potranno successivamente interconnettersi e costituire un’unica realtà nazionale.
Chi creerà i contenuti?
L’aria di questo periodò è satura di creatività: qui a Bologna sono già sorti spontaneamente decine di gruppi che stanno già lavorando ai loro progetti. Qualche esempio: vari gruppi di studenti del DAMS hanno già raccolto ore di video che utilizzeranno per la creazione di documentari; studenti dell’accademia all’ultima assemblea d’ateneo hanno offerto la loro collaborazione, avendo già all’attivo decine di disegni e vignette; a lettere e filosofia è in programma anche l’uscita di un giornale letterario. Tutti questi progetti e altri possono viaggiare insieme, in uno scambio osmotico, e lo faranno. Perché in questo tempo in cui ci annunciano che il nostro futuro da crepuscolo diverrà notte, siamo animati da un cuore che pulsa all’unisono, perché tutti abbiamo un obiettivo comune: riappropriarci del presente. Iniziamo creando, passo dopo passo, insieme e dal basso, un nuovo immaginario libero: il nostro.
«[Bisogna] raccontare mille storie per non subirne neanche una» - Wu Ming, ciclo auto-formazione, Bologna